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“Se me la dai…”, il casodella pubblicità accusata di sessismo
Cronaca

“Se me la dai…”, il caso
della pubblicità accusata di sessismo

“Se me la dai… te la pago subito!”. Poche parole, scritte a caratteri cubitali vicino all’immagine di una fiammante Ferrari gialla, che pubblicizzano l’attività di un privato interessato

“Se me la dai… te la pago subito!”. Poche parole, scritte a caratteri cubitali vicino all’immagine di una fiammante Ferrari gialla, che pubblicizzano l’attività di un privato interessato all’acquisto di auto usate. Nulla di che se, davanti alla macchina, non fosse stata ritratta una ragazza, piuttosto appariscente, la cui presenza, associata allo slogan, può indurre a far leggere il messaggio in modo chiaramente equivoco. Il cartellone, affisso all’ingresso di Asti sia in corso Alessandria che in corso Torino, ha scatenato polemiche da più parti facendo scoppiare un vero e proprio caso di sessismo. Ideatore del manifesto è ancora una volta Demetrio Arcudi della “FcInsegne” di Asti, agenzia di promozione e pubblicità. Lo stesso che, nel 2013, inventò un altro manifesto finito al centro di polemiche: una donna, fotografata in una posa sexy, che promuoveva l’attività della “FcInsegne” associata alla scritta “La diamo a tutti… la nostra consulenza”.

«Se mettiamo un bimbo innocente di 7 anni davanti a quel manifesto vede la Ferrari e capisce che stiamo parlando di auto – commenta Arcudi interpellato a riguardo – Sono gli adulti maliziosi che danno al cartellone un significato sessista. Tanto per cominciare, questa volta la ragazza è completamente vestita – precisa il pubblicitario – Poi l’auto occupa la maggior parte dell’immagine, quindi non credo di aver leso la moralità di nessuno, né la dignità delle donne». Arcudi, che ricorda di aver ottenuto l’approvazione del suo cliente prima di procedere con l’affissione del manifesto, non sarebbe neanche contrario se ci fosse un ente di controllo preventivo sulle pubbliche affissioni ma di accuse di “sessismo” proprio non ne vuole sentire parlare. E’ stata la CGIL, tramite il Coordinamento Donne, a definire «volgare, pesantemente allusivo e offensivo verso le donne» il manifesto di corso Alessandria.

«E’ una questione di rispetto verso le donne astigiane e verso tutta la cittadinanza – spiega Luisa Rasero – Sappiamo che la Commissione Pari Opportunità del Comune aveva proposto al sindaco e alla Giunta una bozza di delibera contro la pubblicità sessista. Ci chiediamo che fine abbia fatto. Ci chiediamo se il semplice pagamento di un diritto di affissione dia diritto a chiunque di esporre il messaggio che ritiene, senza alcun vaglio almeno in merito alla decenza. Chiediamo che il Comune prenda provvedimenti». Anche il consigliere comunale Mariangela Cotto interviene sul caso chiedendo quali iniziative siano state promosse per prevenire l’utilizzo di immagini e slogans che alimentano la diversità fra i sessi «Nessuna – risponde amara – visto che in corso Alessandria e in corso Torino si vedono tabelloni pubblicitari che offendono le donne».

Cotto ricorda che il 7 marzo del 2013, venne approvato all’unanimità un ordine del giorno in Consiglio comunale sulla difesa dei diritti delle donne. Nel documento, tra gli altri punti, si chiedeva alla Giunta «di promuovere iniziative volte a prevenire l’utilizzo di immagini e slogans che alimentano la diversità fra sessi». «Si è credibili non solo per quello che si dice ma soprattutto per quello che si fa – commenta Mariangela Cotto – E questa Giunta ha anche presentato un bilancio che riduce del 43% la disponibilità per l’accoglienza in strutture residenziali di donne vittime di violenza». Intanto il caso ha acceso una vivace, quanto prevedibile polemica, anche sui social network.

Riccardo Santagati

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